Sulle acque di Ilha Terceira, alle Azzorre, gli azzurri hanno fatto festa: il Campionato Mondiale Formula Wing Masters si è chiuso con un bilancio eccellente per l’Italia, che porta a casa medaglie e conferme di alto livello tecnico

Lo scorso ottobre, durante il Campionato del Mondo Master di Wingfoil Racing, l’Italia ha dominato la scena: il podio Grand Master è stato tutto azzurro con Paolo Migliorini sul gradino più alto, seguito da Enrico Tonon e Marco Rebeggiani. Un risultato che ha certificato la qualità del movimento italiano nel wingfoil, soprattutto tra gli atleti più navigati, capaci di tradurre esperienza e metodo in performance vincenti anche in una disciplina relativamente giovane e in rapido sviluppo tecnico.

Non meno importante l’impresa di Migliorini anche in categoria Master, dove conquista l’argento alle spalle dell’inglese Chris Rashley, terzo il tailandese Satchapong Vimonsatiankit. Questo doppio piazzamento sottolinea la robustezza atletica e la capacità di adattamento ai diversi contesti di regata, qualità fondamentali in competizioni caratterizzate da condizioni meteo-marine variabili e da regimi di vento spesso oscillanti.

Il successo dei Grand Master è emblematico di un percorso di crescita che parte dall’attenta preparazione atletica e arriva alla gestione tattica delle regate: Migliorini, Tonon e Rebeggiani hanno mostrato un’ottima preparazione e gestione della competizione.

A seguire un’intervista ai tre protagonisti che raccontano il loro approccio alla disciplina e l’emozione vissuta sul podio mondiale.

Da quale disciplina sei arrivato al wingfoil e com’è stata la transizione, sia dal punto di vista tecnico che mentale?

Enrico Tonon: Sono arrivato al wingfoil dalla disciplina del kite che ho praticato per anni, anche se sono partito dal windsurf. La transizione dal punto di vista tecnico è stata abbastanza semplice, però è stato solo un piccolo vantaggio per le manovre basilari.

Ho dovuto lavorare sodo per quello che riguarda la posizione sul wing, essendo una vela non vincolata alla tavola, quindi con una possibilità innumerevole di manovre e, di conseguenza, anche il rischio di mettere l’ala in posizioni sbagliate.

Marco Rebeggiani: Ho iniziato nel 1983 con il windsurf, ed è stato un colpo di fulmine. In quegli anni la progressione era naturale: più vento, più velocità, più precisione. Poi, nel 2001, è arrivato il kitesurf che ho praticato fino al 2020, quando ho iniziato a osservare il foil. Da pilota lo riconosci subito: lì cambia tutto. Non è uno step evolutivo del surf. È un cambio di fisica operativa. La resistenza non la riduci: la scavalchi. Il mezzo non galleggia: vola. Quando ho messo per la prima volta le mani su una wing, l’effetto è stato immediato. Ho lasciato andare il windsurf e il kite senza voltarmi indietro.

C’è una parte del wingfoil che non si vede: durante le gare le rivalità si trasformano in legami. E negli anni diventano roba preziosa.

Paolo Migliorini: Il mio primo amore è stato il windsurf negli anni ‘90, quando era ancora l’unico sport acquatico legato al vento. Poi nel corso degli anni ho fatto parecchio kite, poi è arrivato il foil prima abbinato al kite e poi al windsurf. Il wingfoil è la naturale evoluzione e per me rappresenta il mix ideale degli altri sport. La transizione è stata facile e naturale, più discipline diverse riesci a praticare e più facile diventa imparare quelle nuove. Un po’ come per le lingue.

Come si allena un atleta Master per restare competitivo nel wingfoil? Quali differenze noti rispetto al tuo allenamento precedente?

Enrico Tonon: L’allenamento di un atleta master si differenzia secondo me da quello di un atleta più giovane, per una particolarità: che sopporta meno gli allenamenti lunghi, quindi bisogna suddividere la preparazione in diverse parti dedicando meno tempo, però per più volte al giorno. Questo è per evitare gli infortuni, le contratture muscolari e poter poi dare più longevità alla preparazione.

Come ottimizzare il tutto? Ognuno di noi poi stabilisce quali sono i momenti della giornata per poterlo fare, il tipo di alimentazione con cui si riesce a trovare bene e poi avere un buon recupero fisico e mentale.

Marco Rebeggiani: Per noi Master, il problema non è tanto la forza. Il problema è il recupero. Un ragazzo fa uno sforzo forte e in 10 minuti è di nuovo pieno. Noi ne impieghiamo 30. L’allenamento è discontinuo…  abbiamo lavoro, famiglia, responsabilità.

Per me la soluzione è stata cambiare approccio: palestra funzionale, non da volume.

Sessioni di pumping foil senza wing, per imparare a generare portanza dal corpo.

Alle Azzorre abbiamo “girato” toccando 28 nodi. A quelle velocità la mente deve essere lucida: controllo della profondità del foil, lettura dell’onda, (enorme) e allo stesso tempo tattica.

Paolo Migliorini: Quando si va avanti con l’età bisogna cercare di rispettare maggiormente il proprio corpo. Dopo i 40 e ancor più dopo i 50 anni, i tempi di recupero non sono gli stessi ed i piccoli infortuni possono farci perdere molto tempo. Poi diventa molto importante dedicare più attenzione allo stile di vita, all’alimentazione, al riposo e fare una preparazione atletica incentrata sulla flessibilità e mobilità.

Che emozione ti ha dato salire sul podio mondiale in una disciplina così giovane e dinamica, e cosa rappresenta questo risultato per te e per il movimento del wingfoil in Italia?

Enrico Tonon: Salire sul podio vuol dire festeggiare quello che si è ottenuto dopo tanta fatica. La cosa più bella però è la stima degli altri atleti, la complicità che si crea vivendo un momento agonistico, cosa che si assapora molto di fronte alle difficoltà che si incontrano in acqua. Nelle competizioni c’è sempre una bella unione tra gli atleti in gara e ovviamente soprattutto tra gli atleti maturi che gareggiano perché è un momento di vita indimenticabile.

Marco Rebeggiani: Per me è stata una rivincita tecnica. Arrivavo da una stagione piena di problemi: setup non allineati, materiali che non rispondevano, manovre fluide ma non aggiornate. Sono tornato a lavorare con RRD, mi hanno messo in mano due wing praticamente all’ultimo secondo. Le ho dovute imparare praticamente nei 2 giorni prima della gara.Quando sono salito sul podio alle Azzorre, la sensazione è stata di felicità. Estrema. E per l’Italia? Semplice: 3 italiani sul podio Grandmaster. Abbiamo preso tutto.

Agli altri è bruciato parecchio. Sorrisi velati, ma sempre fra amici…e appuntamento alla prossima!

Paolo Migliorini: Salire sul gradino più alto del podio è stato bellissimo! Un titolo mondiale è un sogno per qualsiasi atleta, ed è il mio primo! Lo considero un coronamento della mia passione per questi sport e delle mie scelte di vita che mi permettono di mantenermi cosi in forma anche dopo i 50 anni.

Quale messaggio daresti agli atleti più giovani?

Enrico Tonon: Non mi sento di dare consigli ai giovani che sono presenti alle regate, solo un grazie e congratularmi con loro perché sono dei ragazzi veramente bravi, hanno una predisposizione al sacrificio, una disciplina incredibile e sono bravissimi anche i genitori che li accompagnano perché dedicano molto tempo a loro. Questi ragazzi hanno un fascino particolare, hanno un gran rispetto degli altri e ti osservano quando prepari. A loro sento di dire un grande grazie per la loro partecipazione. I loro sorrisi a me appagano molto perché mi sento parte di una grande squadra che ha come fine quello di divertirsi, ma anche di avere delle grandi soddisfazioni nella vita.

Lo sport è una cosa, lo sport agonistico è questo, è un amore per una disciplina e tutto poi viene da sé. È un momento di vita incredibile, dare vita agli anni ecco, direi questo.

Marco Rebeggiani: Rendetevi conto della fortuna che avete. Siete dentro una disciplina nuova, aperta, viva. Avete allenatori, strutture, federazioni che investono su di voi. Non date nulla per scontato. E soprattutto: non sacrificate la sportività per una medaglia.

Vincere senza rispetto non vale niente. Meglio essere il secondo, ma quello che in acqua si vuole avere di fianco. Noi Master siamo felici di condividere il mare con voi. Perché tra voi ci sono i futuri olimpici…e noi staremo in spiaggia a fare il tifo per voi.

Paolo Migliorini: Il mio messaggio ai giovani è di cercare di vivere le gare non solo per l’aspetto agonistico e competitivo ma cercare di assaporare il piacere di praticare lo sport che amiamo ai massimi livelli, in posti bellissimi, insomma di godere di queste esperienze in modo totale. In questo modo ogni gara è una vittoria. Un’opportunità di crescere come atleti e come persone.